Come per tutte le tipologie di tappeti pregiati, anche per i Tabriz esiste una specifica unità misura che consente di valutarne la finezza e, di conseguenza, il valore.  In verità, intorno a questo metodo di calcolo si è creata un po’ di confusione dovuta alla quantità di informazioni provenienti da diverse fonti spesso contraddittorie.

Cominciamo con il dire che l’unità di misura usata per calcolare il valore di questi esemplari è il raj, termine che indica il numero di nodi presenti in 7 centimetri di tappeto…circa. Diciamo circa poiché è veramente impensabile applicare uno schema rigorosamente matematico o preciso al millimetro ad un manufatto realizzato completamente a mano in un arco temporale ampio (a volte anche della durata di anni) e in cui ogni singolo nodo è inevitabilmente unico.

Tra l’altro, tradizionalmente, non era pratico contare i nodi con assoluta precisione per definire il prezzo di un esemplare. Anzi: presso le famiglie o le scuole più prestigiose, gli esemplari più pregiati erano – e sono – trattati e valutati singolarmente, né più né meno alla stregua di un’opera d’arte.

L’uso di quotare i manufatti in rapporto al numero di raj si diffonde allorché l’incremento della produzione e della commercializzazione dei Tabriz rende necessario trovare un metodo uniforme per quantificare la differenza tra un esemplare ed un altro, non solo per la vendita nei bazar persiani ma soprattutto per l’esportazione verso i mercati occidentali.

Così arriviamo al raj, una misura che nasce dall’uso di appoggiare sul retro del tappeto una sigaretta persiana e contarne i nodi contenuti nella sua lunghezza. Se all’origine questa operazione era più simbolica che rigorosamente matematica (le sigarette venivano infatti realizzate a mano e non sempre la loro misura era millimetricamente identica), l’enorme sviluppo del commercio internazionale ha fissato empiricamente questa misura in 7 cm.

Se calcoliamo che gli esemplari di grande pregio possono raggiungere anche i 100raj, e quindi quasi 15 nodi per centimetro, è facile comprendere come il calcolo originariamente fosse abbastanza approssimativo. In effetti, ciò che faceva la differenza tra un tappeto ed un altro, era un insieme di fattori difficilmente quantificabili e ridurre la valutazione di un capolavoro ad un mero conteggio di nodi sarebbe un po’ come voler attribuire il valore di un’opera d’arte dalla misura della tela e dal numero dei colori impiegati.

Tuttavia, come dicevamo, con l’incremento esponenziale della produzione ed il conseguente impoverimento della qualità si è reso sempre più necessario trovare un criterio preciso di valutazione. Se, infatti, un tempo il solo termine Tabriz era sinonimo di tappeti di grande finezza, oggi sul mercato troviamo sostanzialmente manufatti di annodatura media se non addirittura medio-bassa (vale a dire tra 30 e 50 raj). Per aumentare il numero di raj sovente si arrotonda a decina di nodi; vale a dire, ad esempio, che tra 20 e 30 nodi ogni 7 cm. si considera 30raj, tra 30 e 40 sarà un 40raj e così via. E’ chiaro che questa approssimazione non può essere applicata nella contrattazione di esemplari unici ed il cui valore sfugge al mero calcolo commerciale: i raj infatti possono essere utili per aiutare venditore ed acquirente a capire di che livello di prodotto si sta parlando, ma non devono e non possono essere l’unica unità di misura quando, ad esempio, si tratta di esemplari di 80, 90 o addirittura 100raj.

Per questi, infatti, entrano in gioco nell’attribuzione del valore, una serie di fattori che va dalla qualità dei materiali impiegati, al disegno, alla rarità, ecc. ed in questo caso è indispensabile la competenza e la serietà del mediatore che ne cura la commercializzazione.

 

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